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Near working. Il punto di vista di GaS Studio

Introduzione


Il Comune di Milano ha annunciato nei mesi scorsi, in via sperimentale, il progetto denominato “near working”: uffici di proprietà del Comune e spazi convenzionati a disposizione dei dipendenti che lavoreranno da remoto stando però vicino a casa. Si tratta di un’innovazione rilevante che potrebbe rendere più dinamico il mercato immobiliare.

 

Con il concetto di near working s’intende offrire un’alternativa a quanti fino ad ora hanno occupato e reinventato spazi di casa adattandoli a luoghi di lavoro. Grazie al near working (letteralmente lavoro di prossimità) è possibile sfruttare spazi di terzi per svolgere il proprio lavoro. Quindi non più le sedi aziendali, non più il salotto di casa, ma spazi specifici adibiti a luoghi di lavoro.


Il Comune di Milano è stato il primo fautore di questo cambiamento: con il progetto 'Smart Working Community', avviato in collaborazione con la Fondazione Assolombarda. Questa sperimentazione proseguirà fino al prossimo 31 dicembre e inizialmente vedrà le imprese aderenti ad Assolombarda mettere i propri spazi attrezzati a disposizione dei dipendenti del Comune. L'obiettivo successivo sarà quindi quello di creare una "community di imprese" che aderiscano a questo nuovo approccio al lavoro agile attraverso spazi condivisi per lo smart working.



André Straja - GaS sTudio Founder
Città di Milano - Adobe Stock

Perché nasce il near working.


L’home working ha lasciato degli strascichi psicologici nei lavoratori non sempre piacevoli. Molti si sono ritrovati a lavorare per tutto il giorno nello stesso spazio in cui vivono abitualmente e questo ha fatto sì che perdessero il senso del tempo andando avanti a lavorare anche oltre gli orari di lavoro.


Non essendo costretti a staccare fisicamente si sono ritrovati davanti al computer a lavorare anche di sera in un loop che si fermava solo nelle ore in cui si andava a dormire. Nessuna pausa caffè con i colleghi, nessun cambio di ufficio, spesso figli in DAD collegati negli stessi spazi casalinghi, ma non solo difficoltà logistiche, anche difficoltà dal punto di vista sociale, come l’isolamento e la perdita del senso del lavoro, hanno portato a dover rivedere a distanza di oltre un anno dall’inizio della pandemia i pro e i contro dell’ home working.


Il near working rappresenta allora un’alternativa a tutto ciò e anche all’ufficio tradizionale, come? Con degli spazi appositi vicini al luogo di lavoro che possano garantire al lavoratore di staccare negli orari prestabiliti e di tornare a una sorta di “routine” da ufficio pur non essendo in ufficio.


Il ruolo del Comune di Milano


Con il progetto 'Smart Working Community' il Comune di Milano sta valutando un nuovo modello di lavoro per i dipendenti comunali.


Si tratta di un progetto pilota che potrebbe successivamente espandersi anche al settore privato. Scegliere di lavorare in near working per il Comune di Milano significa sapere di avere un impatto anche sulla città e in particolare sui luoghi periferici in quanto gli spazi da utilizzare sarebbero quelli che al momento appartengono ai cosiddetti “quartieri dormitorio”. Una decisione simile andrebbe ad impattare in modo positivo anche sull’economia di questi luoghi che fin ora sono stati luoghi marginali.



un architetto eseguo uno schizzo per un complesso residenziale
Uffici RCI Banque - Milano

Vantaggi del near working


I vantaggi del near working potrebbero riguardare sia i lavoratori in prima persona perché andrebbero a migliorare le loro condizioni riducendo soprattutto lo stress dato dall’home working, potrebbero riguardare anche le città stesse, come si è visto prima, per quanto riguarda quei quartieri periferici che potrebbero rinascere grazie all’arrivo degli smart worker e, infine, potrebbero riguardare in modo positivo anche l’ambiente. Grazie al near working, infatti, i lavoratori coinvolti avrebbero l’opportunità di lavorare vicino casa, ma non in casa, evitando così anche lunghi spostamenti quotidiani verso l’ufficio.


Maggiore efficienza e meno stress sono la base per la creazione di un ambiente di lavoro sereno e profittevole. Un lavoratore messo nelle condizioni di poter lavorare stando bene farà sicuramente la sua parte nel migliore di modi garantendo profitti per l’azienda per cui lavora.


Un modello esportabile in altre città?


Quello del near working è un modello sicuramente replicabile anche in altre città oltre Milano.


Milano potrebbe essere una città apri pista per un modello che potenzialmente ha tutte le carte in regola per poter funzionare ovunque, a patto che ci sia una connessione a internet stabile e che ci siano spazi da vivere per il lavoro. In tal senso si potrebbe pensare a delle città policentriche dove ogni quartiere ha vita propria grazie alle persone che lo abitano e lo vivono anche se solo nelle ore di lavoro. Il traffico negli orari di punta potrebbe essere dimezzato, i mezzi pubblici potrebbero essere alleggeriti ed infine non sarebbe poi così strano poter pensare anche a un ripopolamento delle famose “aree interne” d’Italia, quei paesi dell’entroterra svuotati proprio perché le persone si spostavano alla ricerca di lavoro nei centri di maggiore impiego.


Una prospettiva del genere farebbe ben sperare anche in questo senso e potrebbe essere inserita nell’agenda dei vari comuni italiani affinché possano dotarsi di ciò che serve per far sì che un modello del genere funzioni ovunque e non solo nelle principali città italiane.


Cosa succede all’estero?


In Francia l’idea è stata lanciata da Carlos Moreno, professore associato alla Sorbona di Parigi. C’è una sua visione dietro la campagna “ Fifteen Minute City” adottata a Parigi. L’idea non è nuovissima per Parigi che già prima della pandemia era orientata per la creazione o la riorganizzazione di quartieri autosufficienti.


Londra sta applicando qualcosa di simile chiamato “Working Near Home”. I dati economici sono interessanti. I dipendenti di Londra che hanno lavorato vicino casa dall'inizio della pandemia risparmiano in media 58 sterline a settimana solo sui costi di pendolarismo, pari a oltre 3.000 sterline all'anno.


La soluzione è stata adottata dopo una ricerca qualitativa che evidenziava che le sedi aziendali dovrebbero ridursi fino al 40% poiché i dipendenti richiedono un approccio più ibrido, una combinazione di una sede centrale utilizzata per la collaborazione in cui i team possono connettersi, ma allo stesso tempo lavorare da casa e avere accesso a uno spazio più vicino a casa.


Il Galles si è dimostrato molto sensibile al tema del “Working Near Home”. Il governo gallese ha affermato di sostenere il lavoro a distanza e che la sua ambizione è quella di avere il 30% della forza lavoro in Galles che lavora da o vicino a casa. Allo stesso tempo, sembrano comprendere la necessità di riunire le persone in un ambiente sicuro e hanno affermato di considerare "centri di lavoro basati sulla comunità", fondamentalmente, spazi per uffici raggiungibili a piedi o in bicicletta da casa.


un architetto eseguo uno schizzo per un complesso residenziale
Uffici Autodesk - Neuchatel

Per tornare in Italia, è importante notare, come ha affermato di recente su la Repubblica Alec Ross, ex Consigliere all’Innovazione nell’amministrazione Obama e oggi distinguished visiting professor alla Bologna Business School che in Italia il tessuto non è fatto tutto da grandi metropoli, ma alcune città a 15 minuti esistono già, ad esempio la stessa Bologna.


Segnali d’oltre oceano


Il near working va comunque interpretato ascoltando con attenzione i desideri dei collaboratori. Secondo Google il 60% dei dipendenti preferirebbe tornare in ufficio. L’azienda si sta orientando verso una settimana di lavoro ibrida in cui il 60% lavorerà nelle sedi attuali, un 20% da casa e un 20% in uffici nuovi più vicini all’abitazione.


I giorni in ufficio saranno dedicati alle attività collaborative, in tal senso, ma questa era già una tendenza pre-Covid, anche in Italia gli uffici personali saranno sempre meno a vantaggio di aree meeting di dimensione variabile, adatte appunto ad attività collaborative, di brain storming, di condivisione. Le nostre ultime progettazioni per uffici, come RCI Banque a Roma, Headquarter Società Farmaceutica Roma, Autodesk HQ (Milano, Parigi, Neuchâtel) seguivano già questa tendenza.



In conclusione dovunque ci si rechi per lavorare cambia relativamente poco per quanto riguarda l’area di lavoro. Non ci sarà, secondo me, una riduzione degli spazi ad uso ufficio o dei costi associati, anzi mi pare il contrario sia più probabile, Ci saranno sempre più ridondanze per dare più alternative e aumentare la flessibilità, che significa più comodità e quindi  miglior qualità della vita. I principi fondamentali dello smart working: più ecologia, più ambienti domestici, più servizi e dunque miglior work/life balance.

 

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