André Straja, architetto e fondatore di GaS Studio condivide una riflessione sul futuro degli edifici per uffici e sul loro rapporto con il tessuto e l’economia delle città
Smart Office vs Covid-19. Due tendenze contrapposte.
I mutamenti sociali ed economici dovuti alla pandemia che stiamo tutt’ora vivendo hanno influito molto sullo stile di vita al lavoro e anche sull’organizzazione spaziale delle città.
In poco tempo è stato rivoluzionato il nostro modi di vivere e intendere l’ambiente di lavoro; il paradosso è che lo Smart Office aveva come obiettivo principale quello di migliorare l’efficienza e la produttività dell'azienda, attraverso la tecnologia e l'aumento della densità del posto di lavoro (funzioni di riunione).
Oggi la diffusione massiccia del Covid-19 ha imposto il distanziamento sociale e l’home working (erroneamente chiamato smart working). Due tendenze contrapposte che hanno comportato e comportano negli uffici cambiamenti rilevanti nel breve periodo. "Mi riferisco a uffici semi vuoti o poco occupati, alla diffusione massiccia dell’home working, oltre a tutta quell’introduzione di dispositivi e accortezze per la necessità di prevenzione dal contagio.
E nel lungo periodo?"
Con tutta probabilità assisteremo a due mutamenti di grande impatto:
in futuro coesisteranno home working e lavoro in ufficio, la maggior parte delle aziende ha pianificato questo sistema ibrido già per tutto il 2021;
si diffonderanno le soluzioni “hub and spoke”, sede centrale più piccola e sedi sparse per favorire i dipendenti.
Effetti sulle città , sugli edifici e sulle persone
In questo contesto le città stanno cambiando di conseguenza. C'è Più attenzione ai consumi energetici e si diffonde un atteggiamento green.
Avere meno persone che si spostano per andare al lavoro genera una mobilità più fluida, ma anche l’avvento di nuove forme di mobilità agile e condivisa: car sharing, bike sharing, monopattini hanno invaso le nostre città e costituiscono oggi assi portanti della mobilità nelle città più estese.
Aumentano anche i luoghi di coworking che è anch'essa una forma di sharing economy. I vantaggi sono legati alla temporaneità del noleggio del posto di lavoro e a possibilità di networking e ampliamento contatti che invece l'home working tende inevitabilmente a ridurre.
Si verifica inoltre un aumento degli spazi secondari per lavorare distribuiti nella città: grandi catene come Starbucks, filiali bancarie, sedi assicurative, ma anche i più tradizionali bar o ristoranti e anche alcuni parchi pubblici, hanno attivato servizi wi fi per i clienti e creato aree in cui si possa sostare a lungo per lavorare al computer o telefonare.
L'impatto psicologico non è da sottovalutare. Questo mutamento del modo di lavorare, di vivere e di relazionare con il resto del mondo, ha un grande effetto anche sull'equilibrio delle persone che devono mostrare, in tempi molto brevi, una grande capacità di adattamento e flessibilità per essere in grado di affrontare le esigenze immediate scaturite dall'emergenza.
A ciò si aggiunga che l'uomo resta un'animale sociale e mancando il posto di lavoro come luogo d'incontro sarà portato a privilegiare aree verdi, musei, palestre, eccetera
Effetti rilevanti impattano anche sugli edifici e due argomenti si vanno imponendo sempre di più:
la resilienza dell’immobile;
il mixed use.
Vediamo questi due punti in dettaglio.
La resilienza dell’edificio riguarda la capacità dell’immobile di recepire e adattarsi ai cambiamenti, la sua flessibilità. Mi piace ricordare in questa sede i principi del design architettonico per l’adattabilità ed il riutilizzo secondo l’AIA (American Institute of Architects), di cui faccio parte.
"L’ambiente costruito è un archivio di cultura e storia. Manifesta le aspirazioni e le esigenze della società in un momento e in un luogo particolari, creando una registrazione di chi siamo, Ma la migliore architettura fa di più: si adatta al cambiamento. A causa della natura dinamica del commercio e della cultura, e della semplice usura, qualsiasi edificio sarà sottoposto a riparazione, ristrutturazione e potenziale demolizione e sostituzione. Progettare edifici come beni culturali a lungo termine è sempre più impegnativo ma sempre più importante.”
Questo presuppone una progettazione dell’edificio con un approccio di design adattabile. I vantaggi nel lungo periodo sono notevoli e riguardano i vantaggi economici: può essere conveniente, infatti preservare una parte dell’immobile per dedicarlo, in seguito, a un altra funzione piuttosto che lavorare su tutta la struttura e adattarla in seguito.
Altri benefici economici derivano da un maggior valore futuro per l’edificio e quelli per la comunità: meno demolizioni riducono inquinamento acustico e interruzione di strade e marciapiedi, favorendo nuovi utilizzi in fretta.
Ci sono poi benefici ambientali; si evitano, infatti, demolizioni, e quindi smaltimento di materiali, ma anche la richiesta di nuovi materiali che generano emissioni ambientali. Basti pensare che l’industria edile degli Stati Uniti ha generato 169 milioni di tonnellate di detriti da costruzione e demolizione nel 2015. Ciò equivale a una massa solida alta 16 piani che copre l’intera area di Central Park.
Il mixed use richiede una visione più ampia da parte del committente. È chiaro che il fine di uno sviluppatore o di un fondo è progettare o riqualificare un immobile per poi collocarlo sul mercato con vantaggio; in quest'ottica il mono use, ad esempio un edificio tutto uffici può essere più vendibile. Ma se accanto a quest'edificio ne viene costruito un altro, sempre per uffici, che viene collocato a un prezzo più basso, ecco che quell'immobile diventa più appetibile, e tutto si riduce a una guerra di prezzi.
Progettare un edificio mixed use presuppone costi flessibili iniziali più elevati e costi fissi associati alla progettazione per l’adattabilità (Sistemi strutturali più robusti, altezza soffitto aggiuntiva per usi futuri). Ma nel lungo periodo un edificio mixed use, con aree quindi destinate in parte a uffici e in parte al residenziale, con attività commerciali, palestre, coworking eccetera, crea un flusso che si autoalimenta e produce vantaggi per l'immobile e per tutta l'area.
Le aree mixed use prevedono un utilizzo degli spazi equilibrato e dinamico: retail, uffici, residenziale, ecc., ma soprattutto sono eco sistemi che traggono energia dalle rispettive caratteristiche. Secondo i ricercatori del Green city network il peso della città si è spostato su uno spazio diventato plurifunzionale, su una nuova rete di servizi più a portata di mano e su un tessuto connettivo che si espande attorno alle abitazioni e non più nella "city".
Esempi da seguire, potrebbero essere l'eco quartiere Hammarby di Stoccolma in cui spazi verdi e percorsi pedonali disegnano una trama urbana caratterizzata prevalentemente da social housing e mix funzionale. Oppure a Lione, il quartiere La Duchére si distingue per gli spazi intermedi a corte, verdi e pedonali. E ancora: Smartseille, la Ecocité Euroméditerranée a Marsiglia; il Greenwich Millennium Village, il green district di Londra con polmoni verdi e giardini privati.